Trasmissione Buongiorno da RTTR , 13 gennaio 2016

Alla trasmissione "Buongiorno da RTTR", Veronica Grazioli parla non solo di Moja, ma anche della coltivazione dello zafferano, della raccolta del tartufo e dei prodotti del territorio per una cucina genuina fra tradizione e innovazione.

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Rivista 'Dove' , novembre 2015

Nel borgo degli zattieri c'è il nuovo ristorante Moja, altro felice esempio di imprenditoria giovane. Veronica Grazioli ha girato il mondo per dieci anni, lavorando per l'Onu e il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Poi ha scelto di tornare nella sua terra. "Anche questo lavoro è adrenalinico. Il mio scopo è rendere felice la gente" spiega, "e un buon ristorante ha questo effetto". Ha frequentato l'Alma, la scuola di Gualtiero Marchesi prima di dedicarsi a questo locale generoso di vetrate, sempre invaso dalla luce, fedele alla bioedilizia. Aperto dalle 7 del mattino per servire la prima colazione, poi pranzi e cene con piatti simili a quadri minimalisti e, soprattutto la presentazione dei dolci. Solo prodotti del territorio: hanno una tartufaia, preparano condimenti balsamici, coltivano erbe officinali e non, compreso lo zafferano. Da provare lo stinco servito sul tagliere di legno d'ulivo, con pancetta croccante e demi glace di maiale. Dal Moja si vede la Chiesa di San Giovanni, gioiello del barocco trentino con opere di Gasparo Antonio Baroni Cavalcabo (1682-1759), uno degli artisti piú importanti nella Rovereto dell'Illuminismo e del Razionalismo.

 

Giornale "Trentino" , 22 dicembre 2015

Moja: moderno, insolito, elegante

Nato solo pochi mesi fa, questo moderno e insolito locale non troppo lontane dall'Adige a Borgo Sacco, è stato voluto da Veronica Grazioli, milanese di nascita e di studi (laurea in Scienze Politiche) ma di autentica mamma di Sacco. Veronica ha dei trascorsi davvero importanti e una lunga carriera all'estero con l'Onu e il Comitato internazionale della Croce Rossa, in paesi come Costa d'Avorio, Sri Lanka, Filippine, Brasile e Afghanistan. Poi la decisione di cambiare vita e passione. La scuola d'Alta Cucina di Gulatiero Marchesi ALMA di Colorno, poi l'apertura di Moja - scritto proprio così, con la "j" secondo la toponomastica del 1800. Con la consulenza di un ottimo professionista come il maremmano Ottorino Mauri la cucina ha subito acquistato una marcia veloce e fluida sui binari del territorio con estro. Tortino di funghi e zucca su fonduta di Casolet, crema calda di ceci e gamberi, trippa rossa su fagioli, stinco di maiale con verdure alla griglia, patate al forno, pancetta croccante e demi glacè di maiale. In questi giorni anche le tagliatelle alla crema di broccolo e con foglie saltate dello stesso, speck e trentingrana per le settimane dedicate al prezioso ortaggio gardesana. D'estate, poi, nell'ampio verde circostante con il tracciato pedo ciclabile confinante è quasi d'obbligo una tappa ristoratrice per le piccole prelibatezze preparate alla bisogna. Insomma un locale elegante ma non troppo convenzionale proprio come la sua proprietaria. Sui 30 euro.

Giornale 'Trentino' , 4 agosto 2015

Moja, a Sacco il ristorante degli Artigiani del cibo

Fino a pochi mesi fa c’erano le viti in quell’angolo di terra racchiuso tra via delle Zigherane e via del Porto a Borgo Sacco (zona ex Manifattura tabacchi). Poi sono arrivate le ruspe che hanno spianato il terreno, quindi ecco spuntare squadre di operai al lavoro che in un battibaleno hanno realizzato la struttura che verrà inaugurata sabato. È il ristorante caffetteria Moja (scritto proprio così, con la “j” secondo la toponomastica del 1800) immerso in un prato verde nell’omonima contrada di Sacco che grazie a nuove iniziative imprenditoriali sta diventando un’area sempre più interessante dal punto di vista turistico e dell’accoglienza. Una struttura, quella di Veronica Grazioli, creata «per riprendere la funzione originale della Moja, punto di approdo per gli scambi commerciali lungo l’Adige, punto di ristoro per riposarsi e per rifocillarsi. Un ristorante-caffetteria che non vuole essere un bicigrill nel senso che non si troverà un panino, ma si potrà trovare sempre qualcosa da mangiare, come un tagliere ad esempio o un club sandwich. Sarà un punto di ritrovo per aperitivi in un’area separata dalla ristorazione. Noi - spiega Grazioli - puntiamo su una ristorazione più curata con proposte diverse a pranzo e a cena ma con prezzi accessibili e non solo per pochi eletti».

Il locale dispone di cinquanta coperti all’interno e trenta all’esterno e sarà aperto sette giorni su sette dalle 7 del mattino fino alle 23.30. In cucina lo chef executive Ottorino Mauri con la moglie Elena specializzata in pasticceria coadiuvata con la brigata composta da tre giovani con lo chef Stefano Bazzanella di Mori. In sala, invece, quattro dipendenti oltre alla titolare Veronica Grazioli. «Tutto quello che viene proposto è rigorosamente fatto in casa: credo che non sia sbagliata la definizione di bravi artigiani della cucina, perché la nostra - spiega Mauri, toscano chef audace e innovativo con esperienze in tutto il mondo - è un’esperienza artigianale. Nei nostri piatti ci sarà il Trentino con la sua grande tradizione, ma anche piatti della cucina italiana e internazionale un po’ reinterpretati. Senza nulla togliere a nessuno, la Moja non sarà una trattoria e nemmeno un fast food, ma una cucina di alta ristorazione che prevede comunque anche un menù light sia nel costo che nei piatti». Mauri alla Moja porta una tecnica innovativa e diversa per la preparazione del cibo con un sistema composito a bassa temperatura sottovuoto che prevede per alcuni piatti l’affumicatura. «Puntiamo molto sui dessert (la moglie Elena vanta esperienze dallo chef Ducasse ndr) perché è l’ultimo piatto che consumiamo e quello che ricordiamo di più... Sarà il cibo che aspetta il cliente - conclude lo chef - e non viceversa: il nostro menù è lì che attende di essere provato». Ma bisognerà attendere sabato dopo l’inaugurazione fissata alle 18 con musica della band “Lady Blue Eyes”.